Sviluppo regionale e politica di coesione oltre il 2020

21/06/2018

Sviluppo regionale e politica di coesione oltre il 2020: Domande e risposte

La Commissione Europea, con un  comunicato stampa redatto sotto forma di domande e risposte, ha fornito alcuni chiarimenti in merito alla poleitica di coesione e ai programmi di cooperazione territoriale
La Commissione propone di modernizzare la politica di coesione. L'obiettivo è aumentare la convergenza economica e sociale, aiutando tutte le regioni a sfruttare pienamente la globalizzazione e fornendo loro gli strumenti adeguati per una crescita solida e duratura. Nessun cambiamento su un punto: tutte le regioni europee possono beneficiare dei fondi della politica di coesione, e continuano ad essere suddivise nelle seguenti tre categorie: le regioni meno sviluppate, quelle in transizione e quelle più sviluppate.

Quali sono le nuove priorità d'investimento della politica di coesione?

Dopo gli 11 "obiettivi tematici” del periodo di programmazione 2014-2020, la nuova politica di coesione passerà ora a concentrare le proprie risorse su 5 obiettivi strategici, in cui l'UE può realizzare i massimi risultati:

1) un'Europa più intelligente, mediante l'innovazione, la digitalizzazione, la trasformazione economica e il sostegno alle piccole imprese;

2) un'Europa più verde e priva di emissioni di carbonio, grazie all'attuazione dell'accordo di Parigi e agli investimenti nella transizione energetica, nelle energie rinnovabili e nella lotta contro i cambiamenti climatici

3) un'Europa più connessa, dotata di reti di trasporto e digitali strategiche

4) un'Europa più sociale, che raggiunga risultati concreti riguardo al pilastro europeo dei diritti sociali e sostenga l'occupazione di qualità, l'istruzione, le competenze professionali, l'inclusione sociale e un equo accesso alla sanità

5) un'Europa più vicina ai cittadini, che sostenga strategie di sviluppo gestite a livello locale e uno sviluppo urbano sostenibile in tutta l'UE.

La maggior parte degli investimenti a titolo del Fondo europeo di sviluppo regionale e del Fondo di coesione sarà incentrata sui primi due obiettivi: un'Europa più intelligente e un'Europa più verde. Gli Stati membri investiranno in queste priorità tra il 65% e l'85% delle proprie dotazioni finanziarie a titolo dei due fondi, proporzionalmente alla loro ricchezza relativa.

La “concentrazione tematica”, ossia la ripartizione delle risorse sugli obiettivi politici, non avverrà più a livello regionale, bensì a livello nazionale. Ciò consentirà una maggiore flessibilità nella configurazione dei singoli programmi dei fondi UE al fine di un miglior adeguamento alle specifiche esigenze regionali.

In linea con l'impegno della Commissione, assunto all'atto di presentare la propria proposta per il prossimo bilancio a lungo termine dell'UE, gli investimenti a titolo del Fondo europeo di sviluppo regionale e del Fondo di coesione dovrebbero contribuire a conseguire l'obiettivo - comune all'intero bilancio - di contribuire almeno con il 25% dell'intera spesa UE all'azione per il clima. Il progresso dei programmi di coesione verso tale traguardo sarà monitorato.

Come verranno assegnati i fondi?

Il nuovo metodo di assegnazione dei fondi si basa sulla cosiddetta “formula di Berlino”, adottata dal Consiglio europeo nel 1999, che prevede metodi di calcolo diversi per le tre diverse categorie di regioni (regioni meno sviluppate, in transizione e più sviluppate).

Tale metodologia tiene conto del divario tra il PIL pro capite di una regione e la media dell'UE, in modo da rispecchiare la prosperità regionale. Ma riflette anche i nodi sociali, economici e territoriali, come la disoccupazione, la bassa densità di popolazione e, per le regioni più sviluppate, i livelli di istruzione. Tale “formula” è stata già modificata durante i vari periodi di programmazione succedutisi, per rispecchiare l'evoluzione della coesione economica e sociale in Europa.

Oggi la Commissione propone una modifica del metodo, per riflettere l'evoluzione delle disparità durante gli ultimi anni, continuare ad indirizzare le risorse sulle regioni che devono recuperare ritardi rispetto al resto dell'UE e garantire un trattamento equo per tutti.

Il sistema di assegnazione della politica di coesione viene dunque lievemente modificato, per concentrare più risorse sugli Stati membri meno sviluppati e rafforzare l'assistenza finanziaria alle regioni che stanno affrontando una fasee di transizione industriale. Esso si basa ancora prevalentemente sul PIL pro capite, ma prevede anche l'aggiunta di nuovi criteri - disoccupazione giovanile, bassi livelli d'istruzione, cambiamenti climatici, accoglienza ed integrazione dei migranti - per tutte le categorie di regioni, e mira così a rispecchiare meglio la situazione socioeconomica sul terreno. Infine, la Commissione propone una “rete di sicurezza” per scongiurare gli effetti negativi di modifiche troppo brusche nelle assegnazioni per gli Stati membri.

Per quanto concerne il Fondo di coesione, la metodologia rimane inalterata: Gli Stati membri il cui reddito nazionale lordo (RNL) pro capite è inferiore al 90% dell'RNL medio pro capite dell'UE beneficeranno del Fondo di coesione.

Un quadro più semplice e flessibile per la politica di coesione
La semplificazione è stata il principio ispiratore della Commissione nel mettere a punto le nuove disposizioni della politica di coesione per il periodo 2021-2027. Già all'inizio del suo mandato, nel 2015, la Commissione Juncker aveva incaricato un gruppo ad alto livello composto da esperti indipendenti di presentare proposte concrete volte a semplificare l'accesso e l'utilizzo dei fondi dell'UE, anche in preparazione del quadro post 2020.

La necessità di ridurre il numero di norme e di renderle più concise e più chiare è stata nuovamente sottolineata dalla Commissione nel giugno 2017 nel documento di riflessione sul futuro delle finanze dell'UE. Tale esigenza è stata peraltro confermata dai cittadini dell'UE in una consultazione pubblica condotta nel gennaio 2018, dove l'80% degli intervistati ha richiesto norme meno complesse e meno trafile burocratiche a carico di chi beneficia dei fondi dell'UE.

Per quanto riguarda la flessibilità, la crisi migratoria e dei rifugiati del 2015, come anche le sempre più frequenti catastrofi naturali, hanno evidenziato che le norme della politica di coesione dovrebbero permettere di fornire risposte più rapide ed efficienti ad eventi imprevisti.

Perché un corpus unico europeo per sette diversi fondi?

La frammentazione delle norme che disciplinano i vari fondi dell'UE, attuate in partenariato con gli Stati membri (“gestione concorrente”) ha complicato la vita alle autorità preposte a gestire i programmi e scoraggiato imprese ed imprenditori dal ricorrere a diverse fonti di finanziamento dell'UE.

La Commissione propone ora un corpus unico di norme per 7 fondi UE attuati in regime di gestione concorrente: Fondo europeo di sviluppo regionale, Fondo di coesione, Fondo sociale europeo+, Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, Fondo asilo e migrazione, Fondo sicurezza interna e strumento per la gestione delle frontiere e dei visti.

Verranno comunque introdotte determinate norme per aggiungere disposizioni che tengano conto delle specificità dei singoli fondi, in particolare della diversità nelle impostazioni, nei gruppi target e nelle modalità di attuazione.

Tale corpus unico permetterà di semplificare la vita sia ai gestori che ai beneficiari dei programmi. Esso faciliterà inoltre le sinergie esistenti, ad esempio tra il Fondo europeo di sviluppo regionale ed il Fondo sociale europeo+, nel contesto dei piani di sviluppo urbano integrato volti a riqualificare le aree urbane degradate.

Il Fondo Asilo e migrazione, insieme ai fondi della politica di coesione, potrà finanziare le strategie locali di integrazione dei migranti e dei richiedenti asilo; mentre il Fondo Asilo e migrazione potrà concentrarsi sulle esigenze a breve termine, subito dopo l'arrivo (come accoglienza ed assistenza sanitaria), i fondi della politica di coesione sosterranno l'integrazione sociale e professionale a lungo termine.

Le nuove disposizioni consentono inoltre di semplificare le sinergie con altre componenti della gamma di strumenti di bilancio a disposizione dell'UE, quali la politica agricola comune, il programma per l'innovazione Orizzonte Europa, lo strumento dell'UE per la mobilità e l'apprendimento, Erasmus+, e LIFE, il programma per l'ambiente e l'azione per il clima.

In che modo si punta a facilitare la vita alle piccole imprese che beneficiano di fondi dell'UE?

Rendendo disponibili più opzioni semplificate in materia di costi. I beneficiari non saranno infatti più obbligati a presentare ciascuna singola fattura o busta paga, ma potranno sottoporre delle stime - ad esempio tassi forfettari o prezzi fissi - per determinate categorie di costi, o per i costi relativi al personale e altre spese generali, come le assicurazioni o i canoni di locazione. I beneficiari potranno inoltre essere rimborsati sulla base dei risultati raggiunti.

In che modo verranno semplificate le procedure di audit e di controllo?

1) All'inizio del periodo di programmazione, non sarà più necessario ripetere il lungo processo di designazione delle autorità incaricate dell'attuazione dei programmi in materia di politica di coesione come per il periodo di programmazione 2014-2020. Gli Stati membri possono invece continuare ad applicare l'attuale sistema di attuazione.

2) Per i programmi che hanno mostrato un buon funzionamento del sistema di gestione e controllo e hanno raggiunto ottimi risultati (ad esempio, un basso tasso di errore), la Commissione propone di ricorrere in più ampia misura alle procedure di controllo nazionali in vigore.

3) Viene esteso il principio dell'audit unico. Esso prevede che i beneficiari dei fondi, come le piccole imprese ed i piccoli imprenditori, siano sottoposti a un unico controllo piuttosto che a molteplici controlli, in certi casi non pienamente coordinati.

Come si intende garantire la regolarità della spesa malgrado la riduzione dei controlli?

La proposta della Commissione riguardo alle future norme per la politica di coesione mira a un giusto equilibrio tra responsabilità, semplificazione e prestazioni. Malgrado lo snellimento delle procedure, la Commissione continuerà ad applicare norme estremamente severe per la sana gestione finanziaria dei fondi dell'UE.

Le autorità nazionali dovranno definire le proprie strategie di audit. Inoltre, a titolo di garanzia, vi sarà ancora una quota di controlli minimi concordati tra la Commissione e gli Stati membri.

Cosa rende più flessibile il nuovo quadro normativo?

1) Revisione intermedia

Quando verranno adottati i programmi per il periodo di programmazione 2021-2027, solo gli stanziamenti corrispondenti al periodo 2021-2024 verranno destinati alle priorità. Gli stanziamenti per i restanti due anni - il 2026 e il 2027 - verranno assegnati a seguito di un'approfondita revisione intermedia che avrà luogo nel 2024 e sfocerà in una relativa riprogrammazione nel 2025. Gli Stati membri riesamineranno i programmi tenendo conto di quattro elementi:

le problematiche individuate nelle pertinenti raccomandazioni specifiche per paese adottate nel contesto del semestre europeo nel 2023 e nel 2024;
la situazione socioeconomica dello Stato membro o della regione interessata;
i progressi compiuti nel raggiungimento delle tappe fondamentali previste dal quadro di riferimento dell'efficacia dell'attuazione.
Il risultato dell'adeguamento tecnico, un esercizio che verrà svolto nel 2024 e prevede il riesame delle dotazioni nazionali per la politica di coesione sulla base dei più recenti dati statistici.
2) Con la possibilità di trasferire fondi da una voce prioritaria ad un'altra nel contesto di un programma di fondi dell'UE, senza necessità di approvazione ufficiale della Commissione. La soglia per tali trasferimenti è fissata al 5% del bilancio stanziato per una voce prioritaria.

3) Una clausola specifica che scatta in caso di calamità naturali, grazie alla quale sarà possibile mobilitare finanziamenti sin dal primo giorno dell'evento.

Un più profondo radicamento con il territorio, per meglio gestire esigenze regionali specifiche

In che modo la politica di coesione punta a sostenere più efficacemente le esigenze specifiche delle regioni?

Molte tra le grandi sfide del prossimo decennio - lotta contro l'esclusione e contro il cambiamento climatico, integrazione dei migranti - dovranno essere fronteggiate nelle città e nelle aree metropolitane. Ecco perché la Commissione propone di rafforzare ulteriormente la dimensione urbana della politica di coesione.

Il 6% della dotazione del Fondo europeo di sviluppo regionale sarà destinato ad investimenti per lo sviluppo urbano sostenibile a livello nazionale. Il quadro finanziario relativo al periodo 2021-2027 introduce inoltre l'iniziativa europea Urban, un nuovo strumento di cooperazione tra centri urbani, incentrato sull'innovazione e sullo sviluppo delle capacità attinenti a tutte le priorità tematiche dell'agenda urbana per l'UE (tra le altre, integrazione dei migranti, edilizia abitativa, qualità dell'aria, povertà urbana e transizione energetica).

Peraltro, in linea con il quinto obiettivo della politica di coesione, “Un'Europa più vicina ai cittadini”, la Commissione continuerà a sostenere le strategie di crescita a gestione locale, elaborate al livello più prossimo ai cittadini.

Tali strategie locali, sotto forma di “investimenti territoriali integrati” e “sviluppo locale di tipo partecipativo”, dovrebbero essere elaborate e approvate dalle competenti autorità locali o territoriali, che vanno maggiormente coinvolte nella selezione dei progetti finanziati dall'UE e/o più spesso incaricate dell'intera procedura di selezione. Lo “sviluppo locale di tipo partecipativo” dovrebbe assicurare il cambiamento strutturale e un miglioramento della capacità di innovazione locale.

In che modo la politica di coesione sosterrà la futura cooperazione transfrontaliera?

Nel periodo 2021-2027, la cooperazione interregionale e transfrontaliera verrà favorita in via prioritaria grazie alla nuova possibilità offerta alle regioni - nell'ambito di tutti gli 5 obiettivi strategici - di utilizzare parte della propria dotazione per finanziare progetti dovunque Europa, in collaborazione con altre regioni. Potremmo dire che così facendo si applica il valore aggiunto dei programmi Interreg a tutti i programmi della politica di coesione.

Intanto il Fondo europeo di sviluppo regionale continuerà a finanziare i programmi Interreg veri e propri. Ecco, in sintesi, le principali novità per il periodo 2021-2027:

1) Un maggior accento sulla cooperazione istituzionale e sui servizi pubblici comuni

Per il periodo 2021-2027, per i programmi Interreg verranno stanziati 9,5 miliardi di € a titolo del Fondo europeo di sviluppo regionale. Le risorse verranno maggiormente focalizzate sulle frontiere terrestri tra Stati membri presso le quali si registrano forti interazioni transfrontaliere. Gli investimenti Interreg sosterranno in misura maggiore la cooperazione istituzionale e contribuiranno allo sviluppo di servizi comuni di interesse pubblico.

Per migliorare la qualità della vita dei 150 milioni di cittadini che vivono in regioni frontaliere, la Commissione propone di aiutare gli Stati membri ad abbattere gli ostacoli transfrontalieri, consentendo l'applicazione, su basa volontaria e d'intesa con le autorità competenti, delle norme di uno Stato membro nello Stato membro limitrofo per uno specifico progetto o una specifica azione limitata nel tempo. In tal modo potrebbero ad esempio sorgere più infrastrutture di trasporto o strutture sanitarie transfrontaliere.

2) Creazione di nuovi nuclei paneuropei per l'innovazione

In aggiunta alla nuove possibilità per le regioni di sviluppare insieme progetti congiunti nel quadro dei propri programmi, le norme sulla politica di coesione 2021-2027 introducono un nuovo strumento, gli “investimenti interregionali per l'innovazione”, ispirati al successo dell'iniziativa Vanguard e all'azione pilota del periodo 2014-2020 sui partenariati interregionali per l'innovazione.

Le regioni dotate di risorse di "specializzazione intelligente” otterranno maggiore sostegno finanziario per essere aiutate a collaborare e per coinvolgere ulteriormente i responsabili politici, i ricercatori, le imprese e altri protagonisti dell'innovazione. L'obiettivo è espandere i progetti interregionali finanziabili in settori prioritari come i big data, la bioeconomia, l'efficienza delle risorse, la mobilità interconnessa o la cibersicurezza.

La Commissione intende proseguire il programma PEACE?

Per più di 20 anni il Fondo europeo di sviluppo regionale ha fornito finanziamenti specifici per i programmi transfrontalieri a sostegno della pace e della riconciliazione nell'Irlanda del Nord e nella regione di confine dell'Irlanda. La Commissione intende proporre il mantenimento di questi programmi con le attuali strutture di gestione. Un nuovo programma, denominato PEACE+, integrerà il programma Interreg per l'Irlanda del Nord e le regioni frontaliere dell'Irlanda, contribuendo alla stabilità sociale ed economica in queste regioni.

Le regioni ultraperiferiche continueranno a ricevere un sostegno particolare?

L'UE continuerà a fornire un sostegno particolare alle sue nove regioni ultraperiferiche (Azzorre, Isole Canarie, Guadalupa, Guyana francese, Madeira, Martinica, Mayotte, La Réunion e Saint-Martin), per aiutarle a fronteggiare le rispettive specifiche sfide territoriali, economiche e sociali.

In linea con la strategia rinnovata dell'UE per le regioni ultraperiferiche presentata nell'ottobre 2017, tali regioni saranno dotate dei mezzi necessari per sviluppare le loro risorse straordinarie, quali la crescita blu, le scienze spaziali e le energie rinnovabili, e per cogliere i vantaggi della globalizzazione.

1) continueranno a beneficiare di una dotazione supplementare di fondi UE [1]. *

2) otterranno maggiore flessibilità per quanto riguarda la ripartizione delle risorse sugli obiettivi politici (“concentrazione tematica”);

3) le regioni ultraperiferiche riceveranno un nuovo sostegno a titolo dei programmi Interreg 2021-2027 per favorire l'integrazione nei rispettivi spazi regionali ed intensificare la cooperazione reciproca o con paesi terzi vicini e partner.

Un legame rafforzato con il semestre europeo e con la governance economica dell'Unione
Per garantire l'efficacia degli investimenti dell'UE e fare in modo che ogni euro speso sul campo produca risultati, servono un quadro macroeconomico solido e un contesto favorevole alle imprese. Per il periodo di bilancio 2014-2020, la politica di coesione fornisce già sostegno alle riforme strutturali e alle politiche economiche caratterizzate dalla solidità. In primo luogo tramite le “condizionalità ex ante” (condizioni preliminari che gli Stati membri devono soddisfare per poter ricevere il finanziamento) e in secondo luogo attraverso la condizionalità macroeconomica, che collega la politica di coesione ai meccanismi chiave che indirizzano la governance economica dell'UE.

Nella proposta della Commissione per la futura politica di coesione, tale legame è ulteriormente rafforzato. Ciò contribuirà alla formazione di un contesto favorevole alla crescita in Europa, di modo che sia gli investimenti dell'UE che quelli nazionali, regionali e locali possano realizzare pienamente il loro potenziale. Sarà inoltre garantito il massimo livello di complementarità e coordinamento con il rinnovato e migliorato programma di sostegno alle riforme.

Quali sono le nuove condizioni abilitanti?

Le “condizioni abilitanti” proseguono l'approccio basato sulla cosiddetta condizionalità ex ante, introdotto per il periodo di finanziamento 2014-2020. Sono circa 20 le condizioni proposte, corrispondenti grosso modo alla metà del numero di condizionalità del periodo precedente. Esse riguardano aree tematiche simili a quelle del periodo 2014-2020, come l'efficienza energetica, e continuano a prevedere strategie di specializzazione intelligente per orientare gli investimenti nella ricerca e nell'innovazione.

Sono presenti anche quattro condizioni orizzontali, relative agli appalti pubblici e agli aiuti di Stato nonché all'applicazione della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e della Convenzione delle Nazioni Unite sulle persone con disabilità.

Le procedure connesse alle condizioni abilitanti sono simili, ma più semplici; ad esempio, non vi è l'obbligo di presentare un piano d'azione in caso di mancato adempimento. Gli Stati membri non potranno comunque inviare alla Commissione richieste di finanziamento dell'UE relative a progetti per i quali non siano state soddisfatte le condizioni preliminari. Tali condizioni devono essere state soddisfatte per l'intero periodo.

Come viene rafforzato il collegamento con il semestre europeo e con la governance economica dell'Unione?

Durante il periodo 2021-2027 si terrà conto due volte delle raccomandazioni specifiche per paese del semestre europeo: una prima volta esse fungeranno da tabella di marcia per la programmazione dei fondi e per l'elaborazione dei programmi della politica di coesione, all'inizio del periodo 2021-2027.

Successivamente, le più recenti raccomandazioni specifiche per paese saranno alla base di una revisione intermedia dei programmi prevista nel 2024, per adeguarli alle nuove sfide o alle sfide persistenti. Nel corso del periodo, gli Stati membri devono regolarmente riferire alla Commissione i progressi compiuti nell'attuazione dei programmi in relazione alle raccomandazioni specifiche per paese.

La condizionalità macroeconomica è mantenuta, per garantire che gli investimenti dell'UE operino in un contesto di bilancio solido. Qualora uno Stato membro non adotti misure efficaci o correttive nel quadro dei meccanismi di governance economica dell'UE (procedura per i disavanzi eccessivi, procedura per gli squilibri eccessivi) o non sia in grado di adottare le misure richieste da un programma di sostegno alla stabilità, la Commissione presenta al Consiglio una proposta tesa a sospendere la totalità o una parte degli impegni o dei pagamenti relativi a uno o più programmi di uno Stato membro. La Commissione può però, in caso di circostanze economiche eccezionali o a seguito di una richiesta motivata dello Stato membro interessato, raccomandare al Consiglio di annullare la sospensione.

Una gestione finanziaria efficiente e norme più rigorose per migliorare i risultati degli investimenti dell'UE
L'esperienza passata ha dimostrato che è fondamentale rilanciare gli investimenti sul campo e mantenere un rapido ritmo di attuazione. Solo così i progetti finanziati dall'UE potranno produrre risultati per i cittadini in tempi possibilmente brevi.

In aggiunta, nel periodo 2014-2020 il lancio della piattaforma Open Data Coesione ha portato un nuovo livello di trasparenza e di responsabilità nella gestione dei fondi UE. I cittadini hanno potuto infatti seguire l'evoluzione della selezione dei progetti e dei tassi di pagamento, come anche i progressi compiuti dagli investimenti dell'UE riguardo agli obiettivi prestabiliti. Nel periodo 2021-2027, i nuovi obblighi di comunicazione per gli Stati membri consentiranno ai cittadini di seguire i progressi quasi in tempo reale.

In che modo la Commissione intende monitorare i risultati degli investimenti e i progressi conseguiti?

La revisione intermedia di cui sopra tiene conto dei progressi compiuti nel conseguimento degli obiettivi fissati per ciascuno dei programmi all'inizio del periodo, e in caso di necessità può dare luogo a una riprogrammazione.

Inoltre, le relazioni di attuazione annuali sono sostituite da una revisione annuale, sotto forma di un dialogo politico tra le autorità responsabili del programma e la Commissione su questioni chiave attinenti all'attuazione e ai risultati. Ogni due mesi gli Stati membri trasmetteranno alla Commissione i propri dati relativi all'attuazione, che verranno inseriti nella piattaforma Open Data Coesione e messi così a disposizione dei cittadini.

Quali sono le nuove norme in materia di disimpegni?

Il termine “disimpegno” indica la situazione in cui un importo stanziato per un programma non sia stato reclamato da uno Stato membro entro un certo lasso di tempo, e alla Commissione non siano quindi pervenute fatture a copertura dell'importo richiesto. In questo caso il denaro stanziato cessa di essere a disposizione del programma e torna al bilancio dell'UE. Tale meccanismo è stato messo a punto per garantire un'efficiente e rapida realizzazione dei programmi.

Il nuovo quadro comprende un ritorno alla regola “n + 2” (anni) che sostituisce la regola “n + 3” applicabile nel periodo 2014-2020. Ciò avverrà gradualmente, per garantire gli spazi di manovra necessari all'adeguamento, con l'obiettivo finale di una gestione finanziaria più rigorosa.

Questi meccanismi di riconferma e continuità, con la possibilità di introdurre gradualmente i progetti del 2014-2020 nel nuovo periodo, consentiranno un rapido avvio del periodo di programmazione, agevolando una gestione positiva dei programmi che eviti di incorrere nella clausola del disimpegno.

Con lo stesso obiettivo sono stati ridotti anche gli importi di prefinanziamento, i quali rappresentano ora lo 0,5% delle risorse del programma e vanno versati ogni anno ad eccezione del 2027, ultimo anno del nuovo periodo di finanziamento.