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Juncker: l'ultimo discorso sullo stato dell'Unione
Juncker: l'ultimo discorso sullo stato dell'Unione
13/09/2018
"Non penso che siamo alla vigilia di una catastrofe come quella della prima guerra mondiale, tuttavia dobbiamo ricordarci di essere felici perché viviamo in un continente di pace grazie all'Unione europea: per questo dobbiamo rispettarla meglio, difendere il nostro modo di essere e di vivere". L'ultimo discorso di
Jean Claude Juncker
di fronte al Parlamento Europeo ha affrontato di petto la crisi che sta attraversando l'Unione europea, scossa dagli attacchi di nazionalisti e soveranisti che ne mettono sempre più spesso in discussione il funzionamento e le finalità.
Juncker ha difeso tanto l'Unione europea come strumento di prosperità e di pace, quanto il suo operato di questi anni. "È necessario rispettare l'Unione Europea. Non ricorriamo ad un nazionalismo che cerca capri espiatori e cerca di distruggerli invece di farci coesistere in modo migliore", ha dichiarato.
Sì al pattriottismo, no al nazionalismo
Juncker ha toccato la delicata questione dei nazionalismi, molti dei quali si alimentano di un atteggiamento di chiusura verso il fenomeno dell'immigrazione dai paesi poveri. "Sì al patriottismo che non è rivolto conrtro gli altri, no al nazionalismo che respinge e detesta gli altri, che distrugge, cerchiamo invece soluzioni che ci permettano vivere insieme. Mai più la guerra, dicevano i nostri 'padri fondatori', ciò per noi è un faro, dobbiamo essere vigili", ha dichiarato.
Diecimila guardie di confine entro il 2020
"L'Europa deve restare un continente di apertura e tolleranza, non sarà mai una fortezza che volta le spalle al mondo", ha detto Juncker, rivendicando al contempo le proposte della Commissione in materia di migrazione. «I nostri sforzi per gestirla hanno portato a dei frutti, gli arrivi sono stati drasticamente ridotti del 97% nel Mediterraneo orientale e dell'80% in quello centrale e le operazioni Ue di salvataggio hanno permesso di salvare oltre 690 mila persone in mare dal 2015», ha ricordato. «Oggi propongo un rafforzamento della guardia costiera e di frontiera europea fino a 10 mila unità da qui al 2020 ed un'agenzia europea per l'asilo», ha detto il presidente. L'obiettivo è avere 10 mila guardie di frontiera in più ai confini esterni entro il 2020.
Una nuova alleanza con l'Africa
Sempre in tema di rapporti tra Europa e paesi in via di sviluppo, il presidente uscente propone di fondare un nuovo patto tra Europa e Africa, basato più sulla cooperazione che sulla beneficenza. «Secondo le nostre previsioni», ha spiegato, «questa alleanza contribuirebbe a creare fino a 10 milioni di posti di lavoro in Africa solo nei prossimi 5 anni». Inoltre occorre «trasformare i numerosi accordi commerciali tra l'Ue e l'Africa in un accordo intercontinentale di libero scambio». L'UEe prevede un partenariato strategico che includa la partecipazione per 105.000 studenti e docenti universitari con Erasmus+, entro il 2027; e una formazione professionale per 750mila, entro il 2020. Inoltre, 30 milioni di persone ed imprese potrebbero beneficiare dell'accesso all'energia elettrica, grazie ad investimenti Ue nelle energie rinnovabili; e si prevede l'accesso per 24 milioni di persone a strade praticabili tutto l'anno, grazie a investimenti Ue nelle infrastrutture di trasporto.
Stop all'ora legale
Meno drammatica, ma non per questo meno interessante per i cittadini europei, l'intenzione di rinunciare al sistema di cambio dell'ora (da solare a legale e viceversa) già dal prossimo anno. «È necessario abolire lo spostamento delle lancette. Gli Stati membri dovrebbero decidere da soli se i loro cittadini devono seguire l’ora legale o quella solare. È una questione di sussidiarietà: mi aspetto che Parlamento e Consiglio condividano questa visione. Il tempo stringe».
Un euro moneta internazionale
Un passaggio importante riguarda il ruolo presente e futuro della moneta unica. Juncker ha parlato di euro in grado di competere con il dollaro come valuta internazionale. L’Unione europea, ha detto, paga l’80% delle sue importazioni di energia in dollari Usa, ma solo il 2% di questo import è venduto dagli Stati Uniti. «Cambieremo tutto questo. L’euro deve diventare uno strumento attivo di una nuova Europa sovrana». In sostanza, Juncker prospetta il rafforzamento dell'euro come valuta internazionale, ovverosia come valuta accettata internazionalmente per i pagamenti delle importazioni commerciali. Un tema estremamente complesso e delicato, rispetto al quale la Bce ha mantenuto storicamente un atteggiamento molto cauto, considerando che i vantaggi dell'erosione dell'egemonia del dollaro comporterebbero anche responsabilità e rischi non semplici da gestire.
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